Intervista a Cabaret Du Ciel: 30 anni di musica indipendente ~ Discosafari
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Intervista a Cabaret Du Ciel: 30 anni di musica indipendente tra ambient, synth-pop, new wave ed elettronica

Cabaret Du Ciel

Intervista a Cabaret Du Ciel: 30 anni di musica indipendente tra ambient, synth-pop, new wave ed elettronica

CABARET DU CIEL: 30 ANNI DI MUSICA INDIPENDENTE TRA AMBIENT, SYNTH-POP, NEW WAVE ED ELETTRONICA

Gruppo seminale e di culto della scena elettronica sperimentale italiana, parte di una certa tape culture a cavallo tra gli 80 e i 90 e tornata in auge adesso, Cabaret du Ciel nasce come un progetto dove le chitarre si mixano con sintetizzatori, effetti, loop e campioni. Fondato a fine anni ’80 a Treviso da Gian Luigi Morosin inizialmente come progetto solista ambient, nel 1989 vede l’ingresso in formazione del bassista e tastierista Andrea Desiderà, iniziando un nuovo approccio musicale più incentrato sulla strumentazione elettroacustica. I primi due demo del duo, “Weather Colors” e “Raintears”, furono entrambi pubblicati nel 1991 su Ionisation Tapes.

Più o meno nello stesso periodo, Cabaret du Ciel avviano una serie di spettacoli dal vivo strettamente legati alla video arte, con musica sperimentale di accompagnamento ad una serie di presentazioni fatte di paesaggi astratti mescolati a colori tenui e audaci. Dopo aver ricevuto buone recensioni dalla stampa locale, sia per la musica che per le immagini, la colonna sonora di questo concept, “Skies in the Mirror“, viene pubblicata nel 1992 ancora sul formato cassetta e vede la collaborazione del loro caro amico Giorgio Ricci, membro cardine della formazione industrial Templebeat, e autore anche di un video clip. Con il medesimo album assistiamo ad un brillante ed unico mix sonoro proto balearico precursore della techno ambient, ma pienamente influenzato dalle band di casa 4AD, dall’ambient di Bill Nelson o Jansen & Barbieri e da formazioni shoegaze come Slowdive e Church.

Negli anni successivi Cabaret du Ciel cercano di cavalcare sentieri più alternative pop caratterizzati da una certa vena progressive aggiungendo al progetto la voce di Silvia Marton. L’album “Blue Forms” viene registrato nel 1994 ma rimane fondamentalmente incompiuto: la casa discografica tedesca per cui dovevano uscire fallisce improvvisamente, la band si dissolve e il disco resta nel cassetto per anni fino a che nel 2000 viene pubblicato dall’etichetta italiana Mellow Records.

Nel 2018 l’etichetta francese Hybride Sentimento, in seguito alla grande visibilità ottenuta su YouTube dalla cassetta di Skies In The Mirror, contatta Andrea Desiderà e ristampa il loro album di debutto per la prima volta in vinile, riscuotendo un notevole successo internazionale.

Nel 2020 è invece il turno dell’etichetta fiorentina Quindi Records che, oltre a riformare il duo, questa volta diventato trio con l’ingresso in pianta stabile di Giorgio Ricci, da alle stampe un album di materiale interamente nuovo e dal suono contemporaneo della formazione trevigiana intitolato “The Breath Of Infinity”, un’opera di grande varietà, pascolare e utopica sullo stile delle prime ondate di elettronica ambientale, ricca di melodie scintillanti ed eteree che armonizzano a piena frequenza una musica senza tempo innamorata degli altipiani e dei grandi spazi aperti, senza scadere in interpretazioni banali del passato, carica di un’energia contagiosa e di una morbida musicalità dall’atmosfera onirica.

Intervista a Cabaret Du Ciel

Gabriele Casiraghi (Sunny Crypt) intervista Gian Luigi Morosin dei Cabaret Du Ciel per Discosafari: li vedrete insieme l’11 Novembre a Ziggurat @ Masada Milano.

~ Come e quando nasce il progetto Cabaret du Ciel?

Il progetto Cabaret du Ciel nasce nel 1988, inizialmente come un esperimento con la chitarra elettrica con effetto delay, in chiave ambient. Successivamente, ho aggiunto tastiere e vari oggetti. Mi piaceva molto il suono di Robin Guthrie e dei Durutti Column. In seguito, ho scoperto affinità con artisti come Fennesz, anche se queste affinità erano inconsapevoli e non cercate. Ho prodotto tre cassette per la mia etichetta autonoma Ionisation, e alcuni brani sono stati inclusi in varie compilation dell’epoca, sempre su audiocassetta. Nel 1990 ho iniziato a suonare con Andrea, che all’epoca era un solista dopo la sua esperienza con Scent Merci. Abbiamo deciso di unire le nostre forze creative per questo progetto. Inizialmente, l’idea era quella di creare sottofondi e colonne sonore per film immaginari, con un approccio ambient evocativo. Oltre alle tastiere, ho suonato anche il basso e la chitarra. Tuttavia, le direzioni erano diverse dal progetto iniziale, anche se l’esperimento era presente in alcune tracce. All’epoca abbiamo prodotto tre nastri strumentali, e anche in questo caso, alcuni brani sono stati inclusi in compilation ambient.

~ Il panorama italiano tra gli anni ’80 e i primi anni ’90 aveva un ricco sottobosco di etichette indipendenti, fanzine ed artisti legati a sonorità sperimentali. Quali connessioni avevate con questa scena? Quali erano le vostre principali influenze musicali e culturali? 

In quegli anni, il panorama italiano era molto ricco, con molte etichette indipendenti, fanzine e artisti legati a sonorità sperimentali. Questo contesto ha contribuito a concretizzare le nostre idee. A Treviso, dove vivevamo, c’era una sorta di comunità di musicisti indipendenti, e condividevamo la sala prove con i Templebeat, ad esempio. Le nostre influenze musicali includevano l’ambient di artisti come Sylvian, Eno, Bill Nelson, AFX, l’elettronica tedesca, il synth-pop, la new wave, le etichette discografiche 4AD, Warp, oltre a molti altri artisti meno conosciuti che abbiamo scoperto attraverso ascolti radiofonici o grazie a cassette e dischi che ci prestavamo. Dal punto di vista culturale, eravamo ispirati dal surrealismo, dal concetto di “Do It Yourself” di Duchamp, dalle avanguardie e dalla Beat Generation, in particolare da autori come William S. Burroughs e la tecnica del “cut-up”.

~ La ristampa di “Skies in the Mirror” nel 2018 ha portato la vostra musica a un pubblico più ampio, seguita da “The Breath of Infinity” nel 2021, il vostro primo album di materiale inedito dal 2000. Qual è stata l’ispirazione dietro la composizione di questo album? Quanto sono state rilevanti le nuove tecnologie? 

“The Breath of Infinity” rappresenta la realizzazione di idee che avevamo coltivato in passato, sia io che Andrea. Entrambi avevamo brani in archivio, e la Quindi Records ci ha supportato con grande entusiasmo, motivo per cui abbiamo deciso di sviluppare e arrangiare quei temi. Giorgio (Ricci) ci ha aiutato sia dal punto di vista tecnico della registrazione che dell’arrangiamento. Le nuove tecnologie hanno svolto un ruolo significativo in questo processo, sia in fase di archiviazione, produzione ed editing. Il mastering di Marco Spaventi ad Amsterdam è stato di grande aiuto. Inoltre, suonare con synth ci ha spinto alla ricerca di suoni sempre più sofisticati, impossibili da creare con strumenti “tradizionali”.

~ Com’è nato e come si è evoluto il vostro rapporto con Quindi Records?

Il nostro rapporto con Quindi Records è nato attraverso un incontro sui social tra Andrea e Niccolò Rufus, il fondatore di Quindi Records. Niccolò era un fan della band e, dopo la ristampa di “Skies in the Mirror,” e ha incoraggiato più volte Andrea a continuare. Successivamente, una continua tessitura di post nei social media ha convinto sia Andrea che il sottoscritto ad unire le forze creative.

Oggi, con il prezioso contributo dell’insostituibile Giorgio, anch’esso membro della band, siamo riusciti a trasformare Cabaret du Ciel in quello che è ora: un caleidoscopio di emozioni.

Siamo estremamente grati a Niccolò per la tenacia e passione con la quale cura le sue produzioni, e parlando senza ipocrisie speriamo di vedere Rufus come produttore del nostro prossimo lavoro, visto che abbiamo confezionato nel frattempo una decina di brani nuovi che saranno anche suonati dal vivo.

Ancora una volta dopo trent’anni con i loro brani i Cabaret du Ciel danno forma ad un ambiente evocativo e fantasioso in cui scivolare lentamente ed esplorare attentamente. Seguiranno infine nuove collaborazioni con l’etichetta bolognese Altrimenti Records che porteranno i nostri ad essere remixati da artisti del calibro di Donato Dozzy.

I Cabaret Du Ciel si esibiranno live l’11 Novembre 2023 all’evento ZIGGURAT al Masada, a Milano. 

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